Tema corteo storico 2015

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Quadri di vita femminile in epoca medievale

Nel mondo medievale la donna occupava una posizione subordinata rispetto a quella dell’uomo. Popolana, borghese o aristocratica, poteva contare su un’aspettativa di vita media di poco superiore ai 30 anni, messa a rischio da ripetute e sempre rischiose gravidanze che spesso ne causavano la morte precoce. Più ancora che per l’uomo, per il destino della donna la condizione economica era determinante: sin dalla più tenera età la bambina veniva istruita alla vita che la aspettava, il matrimonio o in alternativa il convento. Qualunque fosse il suo status sociale, doveva attenersi a uno stile di vita irreprensibile, salvo incorrere nella pubblica riprovazione e in pene anche molto severe. Peraltro, anche se oggetto di condanna sociale, la prostituzione era molto diffusa, tollerata e opportunamente regolamentata per evitare che fosse fonte di disordini. Uno status speciale era riservato alla vedova benestante: se – come ad Asti – poteva disporre dei propri beni dotali, era sua facoltà decidere se risposarsi o meno. Il comune di Castell’Alfero rappresenta cinque “quadri” di vita femminile: la bambina, il matrimonio, il convento, la prostituzione, la vedovanza. La bambina: in tenera età le bambine iniziavano il percorso formativo che le avrebbe portate al matrimonio. Le piccole aristocratiche venivano educate dalla Dama del Castello. Il matrimonio: l’età minima per sposarsi era dodici anni; le ragazze venivano date in sposa ad un uomo prescelto dal loro genitore. Una volta sposate, passavano dalla tutela paterna a quella del marito. Il convento: per le ragazze non destinate al matrimonio per vari motivi – è il caso della mancanza di una dote – una soluzione poteva esser rappresentata dalla scelta del velo. Anche in convento, dove le differenze sociali dovrebbero essere annullate, diverse erano le possibilità di queste monache ‘forzate’: le donne di umili origini erano destinate ai servizi, mentre quelle appartenenti alle famiglie più ricche avevano la possibilità di coltivare gli studi. La prostituzione: si configurava come l’unico mestiere che una donna priva di altre risorse può esercitare. La vedovanza: costituiva una condizione che permetteva alle donne di gestire una propria autonomia.